AVVENTO IN FAMIGLIA

13 DICEMBRE

venerdì

Fiducia

“La mia fiducia è nel Signore, che mi accompagna e mi sta sempre vicino”. 

(Felicitas Tognon, 10 anni)

Parola di Speranza

Tocca a noi… festeggiare Santa Lucia!

Mi chiamo Lucia e sono nata molto tempo fa a Siracusa, in Sicilia, in una famiglia cristiana, nobile e ricca. Il mio papà morì quando ero molto piccola così sono cresciuta con la mia mamma, Eutichia che mi educò all’amore verso i poveri e i bisognosi. Ero una bellissima bambina. I miei occhi erano luminosi come il sole. 

Sono vissuta in un’epoca in cui essere cristiani non era facile. Credere in Gesù era contro la legge dell’imperatore. I cristiani venivano perseguitati e molti finivano addirittura uccisi. Ma io amavo moltissimo Gesù e amavo i poveri, proprio come Lui. Trascorrevo le giornate aiutando i malati e i poveri mentre di notte, di nascosto, portavo cibo ai cristiani nascosti nelle catacombe. Lì si rifugiavano per sfuggire ai soldati romani e alla morte, perché credevano in Dio. Le mie mani erano così piene di cibo che sulla testa portavo una corona di candele accese, per rischiarare il mio cammino nelle oscure gallerie

A 18 anni, ero ormai una bellissima fanciulla, pronta per il matrimonio. Fui promessa ad un giovane molto ricco, ma che non amava Dio. Un giorno mia madre si ammalò gravemente e, spinta dalla speranza, mi recai in preghiera a Catania, sulla tomba di Sant’Agata, per invocarne la guarigione. In quel luogo sacro, la Santa mi apparve e mi disse che sarei diventata santa e che mia madre si sarebbe salvata. Tornata a Siracusa, trovai mia madre guarita. Fu allora che decisi di confidarle la mia scelta: non volevo più sposarmi, ma dedicare la mia vita interamente a Gesù. La mia decisione la preoccupò molto, e cercò in ogni modo di convincermi a cambiare idea, ma io ero ferma nella mia fede. Alla fine, la mia determinazione riuscì a farle accettare la mia scelta: rompemmo il fidanzamento e vendemmo tutti i nostri beni per donarli ai poveri.

La mia decisione, però, fece arrabbiare moltissimo il mio fidanzato pagano che decise di accusarmi apertamente di essere cristiana, anche se sapeva benissimo che questa rivelazione mi avrebbe messa in pericolo. 

Quando il governatore romano mi chiese di rinunciare alla mia fede in Dio, con molto coraggio, rifiutai. Amavo Gesù e non lo avrei mai lasciato. Quando i soldati vennero a prendermi per portarmi in un brutto posto, Dio mi rese immobile come un blocco di pietra. I soldati provarono a tirarmi persino con 50 buoi, ma non riuscirono a spostarmi. Tentarono allora di bruciarmi, ma le fiamme non riuscirono a toccarmi. Trovai la morte con la spada il 13 dicembre 304. Ora sono, per sempre, in Paradiso con Dio. Le mie reliquie venerate a Siracusa furono trasportate prima a Costantinopoli; oggi sono a Venezia.

Sono la protettrice dei ciechi, delle malattie degli occhi e degli oculisti e vengo invocata per curare i disturbi degli occhi. Sono spesso raffigurata mentre porto un piatto su cui poggiano i miei occhi. Ma perché?

Una leggenda racconta che, un giorno, chiesi al mio fidanzato cosa lo avesse fatto innamorare di lei così follemente. Lui rispose: “I tuoi occhi”. Poiché non riusciva a smettere di pensare alla bellezza degli miei occhi, mi chiese di donarglieli. Per amore, mi strappai gli occhi e gliene feci dono su un vassoio. Ma, subito dopo aver compiuto questo gesto, la Vergine Maria mi restituì la vista, donandomi occhi ancora più belli e luminosi!

Un’altra leggenda racconta che il governatore mi fece cavare gli occhi. Ma io stessa mi rimisi gli occhi, dopo che i miei aguzzini me li avevano strappati via.

Anche se queste leggende sono affascinanti, è molto più probabile che l’origine del mio titolo di “Protettrice degli occhi” derivi dal mio nome, Lucia, che in latino significa “lux”, ovvero “luce”.

La Luce è la protagonista della mia storia. Il mio nome deriva dalla parola latina lux, che significa luce. Secondo la leggenda, io stessa portavo cibo e aiuti ai cristiani nascosti nelle catacombe, quei cunicoli sotterranei stretti e bui. Per farlo, indossavo una corona di candele, fissata su una ghirlanda di foglie, per tenere le mani libere e poter trasportare più cibo ai bisognosi. La maggior parte delle tradizioni legate alla mia festa si ispirano proprio a questa leggenda.

Il mio messaggio di luce nel giorno della mia festa ricorda a tutti che, tra noi, sta per arrivare Gesù, la Luce del mondo che illumina ogni oscurità.

C’è un proverbio che dice: “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”. In passato questo era vero perché, fino a cinque secoli fa, la festa di Santa Lucia cadeva esattamente nel giorno del solstizio d’inverno, ovvero il momento dell’anno in cui il giorno più corto e la notte più lunga si verificano nell’emisfero boreale. Tuttavia, nel 1582, con l’introduzione del calendario gregoriano – una riforma voluta da Papa Gregorio XIII per correggere gli errori del calendario giuliano – le date subirono un cambiamento significativo. Il calendario giuliano, infatti, aveva causato uno slittamento delle date, tanto che la Pasqua finiva per essere celebrata sempre più tardi, verso l’estate. Con la riforma, vennero eliminati dieci giorni dal mese di ottobre, precisamente dal 6 al 15, e così, circa 440 anni fa, la data di Santa Lucia, che un tempo coincideva con il solstizio d’inverno, si spostò di una decina di giorni prima del solstizio, cadendo ora il 13 dicembre.la riforma

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